Bompiani | Cartaceo: €17,00 | Ebook: €9,99
"Se lo ami per davvero, e questo lo so bene, un libro sa darti tutto il suo calore"
Salve lettori, la recensione di oggi riguarda un libro davvero surreale: Manaraga, la montagna dei libri, scritto dal pluripremiato scrittore russo Vladimir Sorokin e pubblicato in Italia da Bompiani.
Ambientato in un futuro distopico, questo libro ci catapulta in una realtà in cui il progresso tecnologico ha portato all'estinzione dei libri di carta stampata il cui unico destino apparentemente sembra quello di essere messi sotto chiave nei musei fin quando poco a poco si fa strada un giro illecito il cui scopo è di recuperare rare prime edizioni per "leggerle".
Leggere un libro nel 2037 ha un significato totalmente diverso da quello che siamo abituati ad immaginare, è cioè una particolare tecnica culinaria in cui il libro, definito "ceppo", è ciò che arde e su cui si prepara complicate pietanze simbolicamente legate a ciò che brucia in quel momento.
Con chiari riferimenti a Fahrenheit 451, Manaraga è sicuramente una lettura destinata a lasciare un segno nella mente del lettore - oltre alla sofferenza scaturita dalla lettura del continuo bruciare preziose prime edizioni - in quanto pone degli interrogativi molto interessanti sulla possibile evoluzione del libro come viene concepito oggi.
Lo scrittore ha scelto di far narrare i fatti dalla voce unica del protagonista Gèza, uno dei migliori cuochi clandestini che ci sono in circolazione, il quale oltre a descrivere minuziosamente le sue avventure dettate dal suo lavoro si soffermerà su interessanti dibattiti interni quando si presenta l'occasione che potrebbe stravolgere tutto il suo mondo, sollevando importanti questioni sulla legittimità dell'uso di falsificazioni.
Ambientato in un futuro distopico, questo libro ci catapulta in una realtà in cui il progresso tecnologico ha portato all'estinzione dei libri di carta stampata il cui unico destino apparentemente sembra quello di essere messi sotto chiave nei musei fin quando poco a poco si fa strada un giro illecito il cui scopo è di recuperare rare prime edizioni per "leggerle".
Leggere un libro nel 2037 ha un significato totalmente diverso da quello che siamo abituati ad immaginare, è cioè una particolare tecnica culinaria in cui il libro, definito "ceppo", è ciò che arde e su cui si prepara complicate pietanze simbolicamente legate a ciò che brucia in quel momento.
Con chiari riferimenti a Fahrenheit 451, Manaraga è sicuramente una lettura destinata a lasciare un segno nella mente del lettore - oltre alla sofferenza scaturita dalla lettura del continuo bruciare preziose prime edizioni - in quanto pone degli interrogativi molto interessanti sulla possibile evoluzione del libro come viene concepito oggi.
Lo scrittore ha scelto di far narrare i fatti dalla voce unica del protagonista Gèza, uno dei migliori cuochi clandestini che ci sono in circolazione, il quale oltre a descrivere minuziosamente le sue avventure dettate dal suo lavoro si soffermerà su interessanti dibattiti interni quando si presenta l'occasione che potrebbe stravolgere tutto il suo mondo, sollevando importanti questioni sulla legittimità dell'uso di falsificazioni.
Un libro spiazzante e inaspettato capace di ancorare le sue radici nel passato con uno spaventoso sguardo al futuro
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