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Recensione: Canta, spirito, canta. Jesmyn Ward



NN Editore | Cartaceo €19,00 |
"Mi chiedo cosa ne sa di lui, come potrebbe guardarlo in faccia, in ogni ruga, in ogni passo, in ogni parola che gli esce dalla bocca senza vedere altro che un uomo."




TRAMA
Jojo ha tredici anni, e cerca di capire cosa vuol dire diventare un uomo. Vive con la madre Leonie, la sorellina Kayla e il nonno Pop, che si prende cura di loro e della nonna Mam, in fin di vita. Leonie è una presenza incostante nella vita della sua famiglia. È una donna in perenne conflitto con gli altri e con se stessa, vorrebbe essere una madre migliore ma non riesce a mettere i figli al di sopra dei suoi bisogni. Quando Michael, il padre di Jojo e Kayla, esce di prigione, Leonie parte con i figli per andarlo a prendere. E così Jojo deve staccarsi dai nonni, dalla loro presenza sicura e dai loro racconti, che parlano di una natura animata di spiriti e di un passato di sangue. E mentre Mam si spegne, gli spiriti attendono, aggrappati alla promessa di una pace che solo la famiglia riunita può dare.


Salve lettori, so che molti lo aspettavano con ansia ma finalmente è uscito Canta, spirito, canta  ultima novità di NN Editore nata dalla penna di Jesmyn Ward in seguito alla fortunata pubblicazione di Salvare le ossa (ve ne ho parlato qui) e che ha dato il via alla trilogia di Bois Sauvage.

Jesmyn Ward si riconferma essere una delle migliori scrittrici americane contemporanee e non  perchè è stata in grado di vincere per due volte il National Book Award, o meglio, non solo, ma per la sua capacità di canalizzare attraverso la scrittura sentimenti e immagini potenti, in grado di marchiarsi a fuoco nella mente del lettore e rimanerci.

Ci troviamo ancora una volta nel Mississipi, profondo sud degli Stati Uniti, vicino al golfo e alle zone paludosi del Bayou, un territorio profondamente ancorato alle leggi natura, e troppo spesso colpito proprio da quest'ultima. Qui seguiamo le vicende familiari di Jojo, adolescente in perenne conflitto tra il suo ruolo come figlio di genitori che non riconosce più in quanto tali, e fratello maggiore di Kayla, verso la quale nutre uno spirito protettivo paterno.

Attraverso l'utilizzo di diversi narratori in prima persona J. Ward  riesce a regalare al lettore una visione a tutto tondo dei personaggi, perfettamente caratterizzati e fragili nelle loro insicurezze e difficoltà.

 Nel personaggio di Jojo, vero protagonista della narrazione, è doloroso identificarcisi, costretto ad affrontare ogni tipo di difficoltà fin dalla giovane età trova come unica consolazione l'affetto della sorellina, totalmente dipendente da lui e i suo nonni, Mam e Pop.

In questo libro vengono trattati diversi temi importanti, uno tra tutti il razzismo, piaga che ancora attanaglia i nostri giorni ma che ha avuto la sua espressione più dolorosa negli stati del sud attraverso la schiavitù nei campi di lavoro. Come una matassa che si srotola davanti agli occhi del lettore i racconti di nonno Pop prendono forma e attraverso la parola appaiono  memorie di un passato lontano.

Un viaggio sarà quello che darà una svolta alla trama, un viaggio nell'entroterra, un viaggio nei rapporti familiari, un viaggio tra gli spiriti della terra che inevitabilmente lascerà un segno nei nostri personaggi.

Una delle cose che apprezzo più di questa scrittrice è la sua capacità di scrivere per immagini, raramente mi sono trovata davanti a libri in grado di smuovermi nel profondo solo grazie all'utilizzo di un paio di frasi, composte in maniera in aspettata ma per questo assolutamente efficaci.

Nota di riguardo va anche alla traduzione di Monica Pareschi, che è riuscita a trasportare in italiano la vera essenza del libro.

"Gli squali erano uccelli, falchi che esploravano le acque marine. Erano attirati dalla barriera corallina che circondava la piattaforma, si infilavano sotto i pilastri, bianchi nell'oscurità, come un coltello che penetra la pelle scura. Si lasciavano dietro una scia di sangue."

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