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Recensione: Il bambino del treno, Paolo Casadio





"(...) e sapeva già di un'identità terribile tra il genitore e il piccolo perché i muri sanno, ma non possono dire mai nulla, solo farsi carico di tanto peso nella loro muta immobilità."

TRAMA 
Il casellante Giovanni Tini è tra i vincitori del concorso da capostazione, dopo essersi finalmente iscritto al pnf. Un'adesione tardiva, provocata più dal desiderio di migliorare lo stipendio che di condividere ideali. Ma l'avanzamento ottenuto ha il sapore della beffa, come l'uomo comprende nell'istante in cui giunge alla stazione di Fornello, nel giugno 1935, insieme alla moglie incinta e a un cane d'incerta razza; perché attorno ai binari e all'edificio che sarà biglietteria e casa non c'è nulla. Mulattiere, montagne, torrenti, castagneti e rari edifici di arenaria sperduti in quella valle appenninica: questo è ciò che il destino ha in serbo per lui. Tre mesi più tardi, in quella stessa stazione, nasce Romeo, l'unico figlio di Giovanni e Lucia, e quel luogo che ai coniugi Tini pareva così sperduto e solitario si riempie di vita. Romeo cresce così, gli orari scanditi dai radi passaggi dei convogli, i ritmi immutabili delle stagioni, i giochi con il cane Pipito, l'antica lentezza di un paese che il mondo e le nuove leggi che lo governano sembrano aver dimenticato. Una sera del dicembre 1943, però, tutto cambia, e la vita che Giovanni, Lucia e Romeo hanno conosciuto e amato viene spazzata via. Quando un convoglio diverso dagli altri cancella l'isolamento. Trasporta uomini, donne, bambini, ed è diretto in Germania. Per Giovanni è lo scontro con le scelte che ha fatto, forse con troppa leggerezza, le cui conseguenze non ha mai voluto guardare da vicino. Per Romeo è l'incontro con una realtà di cui non è in grado di concepire l'esistenza. Per entrambi, quell'unico treno tra i molti che hanno visto passare segnerà un punto di non ritorno.

Salve lettori, oggi vi parlo di "Il bambino del treno", uscito il 23 gennaio per Piemme (17,50€ cartonato; 9,99€ eBook)

Si inserisce nel tema dei libri per la giornata della memoria ma la cosa peculiare di questo testo è l'attenzione per tutto ciò che circonda la vicenda, puntando il focus sui personaggi secondari, consapevoli o meno del loro ruolo nella storia. 
Un punto di vista diverso, su una delle vicende più tragiche della storia, ci aiuta a comprendere l'impatto che le azioni possono avere su interi territori e sulla loro popolazione.

Il libro racconta di un'Italia rurale, di un paesino perso tra le vallate delle montagne, e i suoi abitanti, in particolare racconta la storia di Giovannino giunto con la moglie per il ruolo di capostazione e di suo figlio Romeo che nascerà di li a breve.

Lungo il racconto vediamo il piccolo crescere, esplorare e diventare sempre più curioso del mondo, vediamo l'atteggiamento di Lucia adeguarsi e passare da cittadina a donna di campagna, perfettamente inserita nella nuova comunica di compaesani e vediamo Giovannino fare i conti con una realtà che non si era immaginato, la promozione, lontana dall'essere il lavoro perfetto, consiste infatti nel fare da capostazione ai pochissimi treni della linea Firenze-Faenza.

È sullo sfondo della storia dei protagonisti che si iniziano a intravedere le avvisaglie del cambiamento, la guerra in Etiopia, le leggi razziali, gli aerei bombardieri e il cambiamento lo si nota anche in loro. Una nuova consapevolezza, un nuovo senso di responsabilità e di giustizia.

Ho apprezzato molto la scrittura, scorrevole e lineare riesce a guidare il lettore attraverso un ritorno alla semplicità, alle origini con un'attenzione particolare alla vita semplice dei piccoli paesi dell'Italia degli anni Quaranta. 

I personaggi sono ben caratterizzati e io ho personalmente apprezzato Lucia e Romeo per la loro crescita emotiva e psicologica durante tutte le fasi del romanzo.

Se volete avere una visione diversa sul periodo del fascismo in Italia questo libro fa sicuramente per voi ma è adatto anche a chiunque si voglia emozionare con una storia ben scritta, tragica ma necessaria. 

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